Sono a Roma, in un posto di preti fuori città, in mezzo ai pini marittimi.
Sono murato qua per tre giorni con quasi 200 ragazzi di 17 anni, per una cosa di lavoro. Li faccio incontrare e scontrare, parlare, discutere, decidere – assaggiare un po’ di quello che per me è stato normale tutta la vita, ma visto da loro per molti è roba da marziani.
E ad un certo punto mi colpisce in faccia la consapevolezza di dove sono, loro. Quanto indietro, a che punto della strada. In quale sole, in quale gloria. Mi vedo in un ritratto alla parete. E mi ricordo quel passaggio del film, uscito quando ero come loro, “stesso taglio di capelli, pieni di ormoni come voi – invincibili come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi. I loro occhi, pieni di speranza, proprio come i vostri”. Come i pini di Roma, la vita non li spezza.
Io me la ricordo perfettamente, la notte prima degli esami. Minuto per minuto.