la tragedia e la farsa… in piazza

La citazione è famosa, è la vecchia frase di Hegel per cui nella storia le cose si presentano due volte – chiosata da Marx: la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa.

Poche settimane fa si dibatteva sugli scontri di piazza a Roma il 14 dicembre, chiedendosi quanto fossero stati scelti dai partecipanti, quanto imposti dalla forma stessa della manifestazione dove sono avvenuti, ossia “Il Grande Assedio” come dicevano i WuMing, quanto sovradeterminati dai soliti cattivissimi e inafferrabili membri del Black bloc.

Oggi fuori dalla villa di quello là ad Arcore, ossia a due passi da casa (tanto che ci sono andato in bici) il “popolo viola” (?) ha organizzato una manifestazione. Alle manifestazioni di questo tipo ci vai senza farti troppe domande, basta il fatto di essere “uno in più”… e poi giàssai dall’inizio che se ti dovessi mettere a vedere la “piattaforma” su cui è stata costruita la mobilitazione, staresti sempre a casa. E allora andiamo.

Aiuto.

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Chi fa le rivoluzioni

Vedo in giro, soprattutto in giri di sinistra estrema / estremista, una analisi del movimento in corso in Iran che mi stimola a riflettere.

La tesi, in sostanza, è che dietro ai rivoltosi  iraniani, come dietro agli “arancioni” ucraini ecc, ci siano le potenze occidentali (USA e Uk, per farla breve…) che non sapendo più come fare, tentano anche questa carta per togliersi Ahmadinejad dalle palle e riportare l’Iran (e il suo petrolio…) nella loro sfera d’influenza.

Non è una interpretazione da buttare, ma bisogna capirsi bene su quel “dietro”. Ossia, che dietro ai leader politici (come Moussavi) o nei loro dintorni ci possa essere qualche “potenza occidentale”, è anche possibile;  dopodichè il realismo (che dovrebbe essere una dote di ogni rivoluzionario, mi dicevano…) vorrebbe che uno si attacchi al carro che ha sottomano, per poi casomai lasciarlo indietro e andare più spedito. E penso che questo stiano facendo i giovani iraniani. Che ne hanno comprensibilmente le palle strapiene.

Noto però a margine che questo approccio, usato sempre in Iran per togliersi dalle palle lo Scià nel 1979, ha regalato ai rivoluzionari un bel trentanni di dittatura teo-nazista degli ayatollah, il carro a cui si erano attaccati tutti e che li ha tirati sotto andando avanti per la sua strada. Forse quindi non funziona così bene.

In realtà comunque la domanda che viene a me è facile facile: qual è l’alternativa? Continua a leggere