Come sempre, la brace cova sotto la cenere.
Se vogliamo fare un po’ i fighi: la talpa scava e l’orologio gira.
Tra gli schiavi gira un’energia diffusa / e può accadere qualcosa, come dice la canzone; serpeggia a tratti nella vita normale, tra i viaggi di una settimana all-inclusive ai Caraibi e i commercianti che non sanno come si deve fare quando gli chiedi una fattura, appare e scompare, ma c’è qualcosa.
E’ come quando alla fine dell’inverno, certe mattine lo senti per un attimo, il profumo della primavera che arriva. Come quando anni di vuoto scivolano alla fine, e pian piano senza neanche saperlo qualcuno comincia a fare uno, due passi. E poi magari si gira e non è più da sol@.
C’è aria di poesia che ritorna, di libri da riaprire, di sepolti frammenti di luce da ripulire di terra e guardare come se fosse la prima volta. C’è tutta la notte, cominciamo.
Ed eccomi qua. Nel mezzo del cammino, dopo venti anni –
vent’anni in gran parte buttati, gli anni dell’entre deux guerres
a tentare di usare le parole, ed ogni prova
è un’altro nuovo avvio, e un diverso tipo di sconfitta.
Perchè si impara a tirar fuori il meglio, dalle parole,
solo per quello che non devi dire più, o per il modo
in cui non sei più disposto a dirlo. Così ogni impresa
è un nuovo inizio, un’escursione nello sconnesso
con l’equipaggiamento logoro che si deteriora sempre
nella confusione generale delle imprecisioni del sentire,
indisciplinate squadriglie di emozioni. E quel che c’è da conquistare
con la forza e la sottomissione, è già stato scoperto
una o due volte, oppure molte, da uomini che non si può sperare
di emulare – però non c’è competizione –
c’è solo la lotta per recuperare quel che è stato perduto
e ritrovato e perduto ancora e ancora: e adesso, in condizioni
che non sembrano propizie. Ma forse, non c’è guadagno nè perdita.
Per noi, c’è solo il provarci. Del resto non ci importa.
Casa è da dove si parte. Crescendo
il mondo diventa più strano, più intrecciato lo schema
di morti e viventi. Non l’intenso momento
isolato, senza prima nè poi,
ma una vita intera che brucia in ogni istante,
e non la vita intera di un uomo soltanto
ma di pietre antiche che non si può decifrare.
C’è un tempo per la notte alla luce delle stelle,
un tempo per la notte alla luce di una lampada
(la notte con l’album delle fotografie).
L’amore arriva quasi ad esser sè stesso
quando qui ed ora smettono di preoccupare.
I vecchi dovrebbero essere esploratori
qua o là non importa
dobbiamo essere ancora e ancora essere in movimento
in un’altra intensità
per una prossima unione, una più profonda comunione
attraverso il freddo buio e la vuota desolazione
grida l’onda, grida il vento, le vaste acque
della procellaria e del delfino. La mia fine è il mio inizio.